Tutte le attuali malghe in quota vennero
costruite nella prima metà dell’Ottocento, in sostituzione di ricoveri precari
e pascoli in luoghi meno elevati. Prima di questi insediamenti stabili i
pastori alloggiavano in antichi “monti-casoni” (da cui “monticazione”), mentre
il bestiame rimaneva all’aperto entro recinti di pietrame a secco: quelle che
in fornese si chiamano ancora “balgiarìas” (dal francese “bergerie”).
Camminando sui pascoli, certi resti sono
tuttora evidenti, come i tanti cumuli di pietre che testimoniano l’incessante opera
di spietra mento per tenere puliti pascoli, ruscelli, sentieri: ignote attività
umane accompagnate dal transito delle mucche e dall’inevitabile scorrere del
tempo. Quest’ultimo, alzando gli occhi verso Est, è reso evidente da ciò che
rimane di “Forada”, millenario ponte naturale crollato per stanchezza
nell’estate del 2001, lasciando un mucchietto di pietre, un innaturale vuoto e
il toponimo a testimoniare la sua esistenza.
Risalendo il sentiero CAI 209 si raggiunge,
prima di Forcella Tragonia, la torbiera di “Risumiela” e poco più in alto il
tipico laghetto nivale. Per le bellezze naturali di questi luoghi e le rarità
floristiche tutta la zona è tutelata come “Sito di Interesse Comunitario”, il
che richiede comportamenti adeguati.
Verso Ovest si erge il caratteristico “Pic di
Siela”, dove un tempo, al cadere delle tenebre di Ferragosto, i pastori di
Tragonia e Tartoi accendevano i fuochi estivi propiziatori.
Seguendo il corso d’acqua a valle della malga
per una ventina di minuti, chi percorre il sentiero verso “Val di Laur”, prima
di attraversare la Tolina, vedrà la tipica cascata con a fianco il ripiano
della vecchia segheria di “Cuol di Fonton”.
Nessun commento:
Posta un commento